Quando mi sono trasferito a Milano, quasi dieci anni fa, passai in città a Ferragosto, per prendere le chiavi di casa nuova e cominciare il mio trasloco. La trovai deserta, rinunciando persino al caffè per non aver trovato un bar aperto. Mancavano quattro anni all’Expo, che avrebbe fatto della città un motore instancabile e un’attrazione continua, in Italia e in Europa.
Oggi, domenica 3 Maggio 2020, ho approfittato della spesa domenicale per fare una passeggiata e vedere Milano nel suo ultimo giorno di Fase 1. La quarantena da Coronavirus ha fatto sì che il Ferragosto durasse oltre due mesi e la città mi è apparsa deserta, di persone, di attività e di energie.
A tratti ho fatto fatica a riconoscere le strade che ero abituato a percorrere per il lavoro, i negozi, gli eventi, lo sport e le serate. Prima brulicanti di vita ora vuote; prima frenetiche, ora immobili; prima interessanti, ora chiuse.
Ed ora non resta che immaginare un futuro che appare molto incerto. Le regole della Fase 2 a volte troppo vaghe, a volte troppo restrittive, a volte troppo lasche…comunque mai ancora abbastanza normali. E se la parola normale non avesse più il significato di prima?
Ho fatto qualche scatto, per ricordarci di questa primavera, delle sessanta e più giornate di Milano.













