Tri.Be.Ma

Il progetto Tri.Be.Ma. (Triangle Below Martesana) nasce con l’obiettivo di “riqualificare” un’area del territorio urbano di Milano ben precisa, ovvero il triangolo delimitato a Nord dal Naviglio della Martesana, a Est dai binari della ferrovia della Stazione Centrale, a Sud da Via Tonale e a Ovest da Via Melchiorre Gioia.

Tri.Be.Ma. inoltre, sorge dal lato opposto della ferrovia, rispetto a No.Lo. (North of Loreto) in un’immaginaria contrapposizione di idee e con uno spirito di positiva competizione per il miglioramento del quadrante Nord di Milano.

Infine, il quartiere, noto anche come Cassina de’ Pomm o Ponte Seveso, può rappresentare un esempio concreto di riqualificazione ambientale, culturale e immobiliare, stante la concentrazione di una serie di obiettivi strategici, funzionali al rilancio dell’area e della città tutta..

L’obiettivo di questo documento è la raccolta di interessa di cittadini, istituzioni, privati e imprese intorno a questa idea / progetto, con l’obiettivo di creare identità, elaborare idee, attrarre investimenti, attivare progetti e velocizzare cantieri.

Di seguito una lista non esaustiva di aree di interesse e relative proposte di riqualificazione.


  • Street Art Tunnel

Ad unire simbolicamente Tri.Be.Ma. con No.Lo. oggi sono presenti tre tunnel stradali, sotto ai binari della Stazione Centrale, ahimè saliti alla ribalta delle cronache solo per episodi di degrado (senza tetto, sporcizia, danni alle auto parcheggiate, ecc.).

Trasformare una cesura urbana in una unione concreta, non può che partire da questo progetto di riqualificazione che unisce il sociale (i senza tetto oggi presenti possono e devono essere ospitati in strutture ad hoc adeguate e consone al concetto di accoglienza) ambientale (il percorso ciclopedonale sarà il cuore del rilancio del tunnel intermedio) e artistica (l’idea sarebbe quella di riqualificare i tunnel, con illuminazione adeguata, progetti di street art, murales, mosaici, mostre temporanee al fine di attrarre e non respingere, di illuminare e non di incupire, di dare speranza e non di deprimere).

Come concreto esempio si riporta quanto recentemente effettuato in una situazione paragonabile, nella città di Amsterdam[1].


  • Riapertura Naviglio e Restyling Melchiorre Gioia

A corollario di progetti già in essere[2] sul tema dei Navigli, anche per la zona di Tri.Be.Ma. è fondamentale attivare la combinazione degli interventi tra la riapertura del Naviglio della Martesana (andando quindi oltre all’attuale blocco di Cassina de’ Pomm, sotto) e la riqualificazione dell’ultimo tratto di Via M. Gioia, con relativa alberatura, allargamento marciapiede e messa in sicurezza pista ciclabile.

I quattro elementi, finalmente coerenti tra di loro in questo triangolo, sempre meno immaginario: l’acqua del Naviglio che torna a scorrere nel tratto più alto di Via Melchiorre Gioia; la terra, rimessa a posto e più verde nelle piazze (via E. De Marchi) e nei parchi (Giardino Cassina de Pomm); l’aria resa più respirabile grazie all’incentivo alla mobilità alternativa tra Gioia e la Martesana; infine il fuoco, di un fermento culturale e sociale da attivare in un contesto urbano fino a questo momento troppo periferico.


  • Biblioteca di Quartiere

“Leggere ci unisce” è stato lo slogan dell’ultima edizione della Città dei Lettori a Firenze. E proprio in collaborazione con l’Associazione Wimbledon[3], l’idea sarebbe di organizzare un primo evento milanese, inaugurando la nuova “creatura” ovvero una biblioteca di quartiere che nasca dal contributo dei cittadini e metta a loro disposizione la possibilità di evasione tramite la lettura in un rinnovato ambiente che unisce tradizione a modernità.

Uno spazio socioculturale per eventi, incontri e, soprattutto, lettura, da creare nell’attuale incrocio Via Edolo – Via M. Gioia, riqualificando il fabbricato d’angolo, tipico esempio di costruzione milanese preesistente al boom edilizio degli anni ’60.

Uno spazio rinnovato, aperto alla comunità, che unisca il tema della Biblioteca agli ambienti per il relax, la lettura e l’intrattenimento. Possibile sede di una Associazione / Fondazione / sede di casa editrice, ecc. offre un messaggio sulla centralità della cultura nella riqualificazione urbana e, al contempo, del recupero edilizio in un contesto di forte espansione immobiliare.


  • Edilizia moderna e sostenibile

Sul versante edilizio (sia abitativo che commerciale), in continuità con interventi già conclusi nell’area[4], vecchi stabili possono essere riqualificati per spazi di nuova generazione.

In particolare, abbiamo identificato nell’ex ufficio del catasto in Via Edolo, ora abbandonato e degradato, un ottimo esempio per ideare spazi moderni per uffici in co-working oppure per abitazioni di prestigio di nuova concezione a basso impatto ambientale.

L’edilizia pubblica può essere un ottimo bacino di riqualificazione, oltre che una fonte di finanziamento per le casse del Comune. Spazi già oggi presenti, ma non utilizzati, consentirebbero la loro fruizione senza aggiunta di cubature all’interno di un’area già ampiamente (e aggiungerei, impropriamente) cementificata durante il boom economico della città e del paese.

In perfetta coerenza con lo spirito del progetto, riqualificazione si sposa con rispetto dello spazio, dell’ambiente e delle persone.


  • Mu.Sa. (Museo Sammartini)

Nel panorama museale milanese manca forse un vero polo dedicato alla fotografia, sulla falsariga del miglior esempio europeo del settore, Stoccolma[5]. L’edilizia industriale FS (Ferrovie dello Stato) situata in Via Sammartini e totalmente abbandonata, rappresenta lo scenario ideale per riqualificare e al contempo offrire alla città un’offerta ad oggi mancante.

La conformazione della struttura sopra, rappresenta uno scenario ideale per la creazione di un Museo dedicato alla Fotografia. Uno spazio che avrebbe al suo interno l’opportunità di ospitare mostre permanenti ad esposizioni temporanee, di essere un polo di attrazione per giovani artisti e di acclamati autori. L’iconicità del recupero industriale proposto, anch’esso pilastro della riqualificazione dell’area, darebbe enorme visibilità al progetto, al quartiere e agli investimenti in essere e da progettare.

Anche in questo caso, il privato ed il pubblico si dovrebbero unire per la valorizzazione di questo spazio e la creazione di un’offerta culturale degna di una metropoli internazionale come Milano.


  • Drop City

Sempre rimanendo su Via Sammartini, sul lato opposto, il progetto Drop City recentemente annunciato[6], conferma la centralità e la coerenza del progetto Tri.Be.Ma. Lo stesso è un progetto di recupero e rifunzionalizzazione dei Magazzini Raccordati che mira a realizzare un nuovo distretto legato all’architettura e al design negli spazi ora inutilizzati della Stazione Centrale su via Sammartini.


  • Cassina de Pomm

Il 2 aprile 2021 Andrea Elifani era con alcuni amici sulla passerella del “Pont de Pan Fiss” che cedette all’improvviso e che un anno e mezzo dopo è ancora sotto sequestro. La memoria di questo ragazzo sfortunato e la riqualifica dell’area necessitano un’accelerazione della ristrutturazione e recupero di uno degli angoli più suggestivi di Tri.Be.Ma. la Cassina de Pomm e il relativo adiacente giardino con il muro di cinta sul lungo Naviglio.

Imparare dalle lezioni della vita, rispettare la memoria dei più sfortunati, avere cura degli spazi che abbiamo la fortuna di poter vivere tutti i giorni sono valori nei quali, come Progetto Tri.Be.Ma. e come città di Milano, vogliamo e dobbiamo credere fortemente, al fine di dare vita a un progetto e ad un sogno, di vivere in un ambiente migliore, più solidale e rispettose, più sano e vivace.


[1] https://www.thisiscolossal.com/2016/03/cuyperspassage-pedestrian-tunnel-amsterdam/

[2]https://milano.repubblica.it/cronaca/2022/05/18/news/nel_patto_comunecoima_per_rigenerare_porta_nuova_torna_il_naviglio_aperto-350010899/

[3] http://www.associazionewimbledon.it/

[4] https://www.artemaengineering.com/portfolio-item/milano-via-gioia/

[5] https://www.fotografiska.com/sto/

[6] https://www.comune.milano.it/-/rigenerazione-urbana.-con-il-recupero-dei-magazzini-raccordati-un-distretto-del-design-aperto-anche-alla-citta

Le Sessanta Giornate di Milano

Quando mi sono trasferito a Milano, quasi dieci anni fa, passai in città a Ferragosto, per prendere le chiavi di casa nuova e cominciare il mio trasloco. La trovai deserta, rinunciando persino al caffè per non aver trovato un bar aperto. Mancavano quattro anni all’Expo, che avrebbe fatto della città un motore instancabile e un’attrazione continua, in Italia e in Europa.

Oggi, domenica 3 Maggio 2020, ho approfittato della spesa domenicale per fare una passeggiata e vedere Milano nel suo ultimo giorno di Fase 1. La quarantena da Coronavirus ha fatto sì che il Ferragosto durasse oltre due mesi e la città mi è apparsa deserta, di persone, di attività e di energie.

A tratti ho fatto fatica a riconoscere le strade che ero abituato a percorrere per il lavoro, i negozi, gli eventi, lo sport e le serate. Prima brulicanti di vita ora vuote; prima frenetiche, ora immobili; prima interessanti, ora chiuse.

Ed ora non resta che immaginare un futuro che appare molto incerto. Le regole della Fase 2 a volte troppo vaghe, a volte troppo restrittive, a volte troppo lasche…comunque mai ancora abbastanza normali. E se la parola normale non avesse più il significato di prima?

Ho fatto qualche scatto, per ricordarci di questa primavera, delle sessanta e più giornate di Milano.

Top 5 Guatemala e Belize

In un percorso che, da Ciudad de Guatemala, vi porta fino a Belize City, a mio avviso sono 5 le tappe imperdibili attaverso le due mete centro-americane. Un viaggio che alternerà, lungo strade a volte impervie ma sempre affascinanti, l’eredità coloniale spagnola, la forza della natura, tra vulcani, fiumi e laghi, le popolazioni Maya con gli attuali costumi e i siti storici dell’antica civiltà precolombiana, i paesaggi fatti di piantagioni di caffè e mais, montagne e giungla, fino alle palme di un’isola in Belize.

In ordine, scappati dalla capitale guatemalteca, saranno necessari almeno tre giorni per godere delle strade del centro di Antigua e dell’escursione sui vulcani limitrofi. Imperdibili i resti delle chiese cattoliche spagnole in centro, nell’antica capitale, e l’ascesa al vulcano Acatenango per ammirare il dirimpettaio Pacaya ancora in attività.

Consigli per dormire: Posada San Carlos. Consiglio per fare serata: il Fridas

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La seconda tappa imperdibile del Guatemala è una coppia: prima a Panajachel, cittadina abbastanza anonima ma utile per ammirare il lago Atitlan e l’omonimo vulcano e poi  Chichicastenango per il mercato all’aperto più entusiasmante dell’America Centrale. Due raccomandazioni: sulle rive del lago, in una cittadina che cerca di salvare le sue sponde dall’acqua, la vista migliore della coppia di vulcani si ha dal giardino dell’Hotel Jardines del Lago. In città il cibo migliore si trova in un’osteria uruguagia in Calle Santander. Per non perdere il mercato dovrete organizzarvi in modo da essere in città il giovedì e la domenica.

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Per le prossime tappe, Semuc Champey e Tikal, serviranno tanta pazienza e tanti chilometri in pullmino. Ma verrete ripagati da due imperdibili mete per conoscere il Guatemala, il consiglio numero 3 e numero 4 di questa rassegna. Il passaggio per Semuc Champey, al di la delle acque dolci e limpide nelle quali fare un tuffo, vale lo sforzo se pernotterete all’ostello El Portal, immerso nella giungla, sulle rive del fiume, con esperienza imperdibile di risvergliarsi nella natura (e quella meno imperdibile di arrivarci per un ponte di ferro malmesso e strade sterrate di montagna)

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Con altre (parecchie) ore di viaggio si raggiunge Flores, cittadina graziosa che è anche un isolotto sul lago e, soprattutto, base ideale per visitare il parco di Tikal, con le rovine Maya più affascinanti del Guatemala. Consiglio la visita di Tikal all’alba, per godere dei suoni del risveglio delle scimmie urlatrici nella giungla e la visita del sito Maya con la guida a disposizione e nessun turista intorno. A Flores val la pena pernottare in uno dei tanti alberghetti sul Malecon.

Tikal

Infine il Belize, il relax, il mare e la barriera corallina. L’isola più tranquilla è di certo Caye Caulker, dove troverete ciò che vi occorre per dimenticarvi tutto il resto. Consiglio di pernottare al Koko King, per approfittare della spiaggia (l’unica in verità) migliore della parte settentrionale dell’isola. Per un’imperdibile escursione sulla barriera corallina, noleggiate un Tour con Reggae Muffin e vivrete il mare con lo stile rastafariano

KokoKing

Il sole tramonterà ogni sera di fronte a voi, mentre il ricordo di questo viaggio non tramonterà mai.

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Breve Tour della Puglia: sole, chiese e cibo

A volte non serve andare troppo lontano per trovare ciò che ti occorre. A volte è sufficiente scegliere bene le tappe di avvicinamento e soprattutto la compagnia. E bisogna saper aspettare: perché il sole scalda anche ad Aprile, ogni paese ha la sua scoperta da offrire e ogni tappa ha una scelta da affrontare. Se avete bisogno di una settimana per voi o per una persona importante, ma il tempo per programmare è sempre meno, trovate alcune tappe pensate, volute, attese e rivelatesi ideali per una ripartenza!

Tappa n.1: Aeroporto di Bari – Trani – Castel del Monte – Bari Vecchia con cena al ristorante “La cecchina” https://g.co/kgs/grosN9

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Tappa n.2: Polignano a Mare – Monopoli – Alberobello con soggiorno a Trulli Caroli http://www.booking.com/Share-v7LrZm e cena a Cisternino, con tappa obbligatoria per il dessert alla Cremeria Vignola

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Tappa n.3: Locorotondo – Torre Canne con pranzo al mare a “La baia” – Ostuni – Lecce con cena all’”Osteria del Poeta contadino” https://g.co/kgs/ZZPZE2

Tappa n.4: Torre S. Andrea – Otranto con pranzo a “La polperia” – Lecce

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Tappa n.5: Galatina e la colazione con il pasticciotto da Ascalone – Nardò – S. Maria al Bagno con pranzo a “La Pergola” – Gallipoli con cena all’”Osteria dei Briganti” https://g.co /kgs/gEhfCV

Tappa n.6: Martina Franca – Savelletri con pranzo da “Pescheria” – Aeroporto di Bari

E tra un albero di olivo, una spiaggia, un piatto di polipo e una notte nel trullo…una serie infinita di bellissime chiese e fantastici ricordi.

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La Thailandia val sempre la pena (specialmente a Capodanno)

Se vi propongono una cena a Capodanno, con un menù da 100€, ricordatevi che, con l’equivalente di 10€, a Koh Lipe, riuscite a fare una cena di pesce in riva al mare. Se vi dovete imbacuccare per andare in discoteca a stappare lo spumante, sappiate che, anche in spiaggia, a vedere i fuochi d’artificio, non si sta così male.

Quando i parenti durante le Feste vi assillano, immàginatevi le isole deserte dell’arcipelago di Ko Tarutao; quando i mali di stagione si fanno sentire, forse un massaggio Thai in riva al mare, potrebbe rappresentare un valido aiuto.

Hai tirato fino a Natale in ufficio tra meeting e Steering Committees, email e Conference calls? Forse l’unica decisione da dover prendere è se andare in spiaggia a Sunrise o a Sunset Beach.

Unico avvertimento: se inseguite le immagini di un giovane Di Caprio nel film “The Beach”, dovrete evitare le spiaggie più famose ed affollate…cercate un angolo di paradiso volgendo verso sud, in direzione della Malaysia (e se avete qualche giorno in più andatevi a prendere il visto a Kuala Lumpur).

Buon Anno e buon viaggio.

Corsica, in senso antiorario

Sbarcare a Bastia, al mattino presto, il tempo di un caffè al vecchio porto della città e via direzione nord, a Capo Corso, 40Km di lunghezza e 11Km di larghezza, per un’isola nell’isola. Salire in auto sul lato “italiano” della penisola con gli occhi rivolti verso l’Arcipelago Toscano fino ad arrivare alla prima spiaggia di questo tour, Cala Francese, raggiungibile a piedi (quasi un’ora di cammino) per l’antico sentiero dei doganieri, lasciando l’auto a Macinaggio. Il rientro, sul versante occidentale, con l’imperdibile passo che porta a Morsiglia ed il tramonto da osservare a Canari, nella piazza centrale (ottima location anche per dormire e mangiare “Au Bon Clocher”).

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Il secondo giorno, scivolare via da Capo Corso (senza perdersi una colazione a Nonza) per affrontare la parte nord-ovest dell’isola, una delle più belle per spiagge, paesaggi e cittadine: saltare Lotu e Saleccia, solitamente piene di turisti e dirigersi alla terza spiaggia alle spalle del “Deserto degli Agriati”, ovvero la Spiaggia degli Ostriconi. Dopo la giornata di mare, tramonto all’Isola Rossa e serata nella Cittadella di Calvi (con musica dal vivo a Chez Tao).

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Il terzo giorno è una lunga tappa di trasferimento da Calvi ad Ajaccio, ma con due tappe imperdibili che renderanno la guida un piacere: les Calanques a Piana e la spiaggia di Menasina. Infine serata ad Ajaccio con un giro dei locali intorno a Rue du Roi de Rome.

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Dal quarto giorno, fermate il tempo e godetevi la meritata “vacanza” dalle parti di Bonifacio e Portovecchio. Spiaggie da sogno, paesaggi di stile sardo e serate nelle due cittadine più turistiche della Corsica. Alcuni consigli tra le imperdibili destinazioni del sud della Corsica: le spiagge di Roccapina, di Cala Stagnolu e l’imperdibile Palombaggia. Un vestito alla moda e la vostra abbronzatura e le serate nella cittadella di Bonifacio e la città alta di Portovecchio sono servite.

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Infine, l’ultimo giorno, dopo l’ennesimo tuffo nel mare cristallino, rapido (3 ore) rientro lungo la costa orientale, fino al ritorno a Bastia, per l’ultimo saluto alla Corsica, magari con una cena a La Table du Marché.

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Salonicco, il brutto che piace

Sorvolando la città, durante l’atterraggio all’aeroporto della Macedonia, a prima vista, dall’alto, l’immagine della metropoli ellenica adagiata sul golfo, appare in tutta la sua bruttezza: una distesa di cemento infinita…

…e l’impressione viene ampiamente confermata dal finestrino del taxi che dall’aeroporto ti conduce in centro. Poi però, piano piano, con l’entusiasmo di chi ha voglia di scoprire ogni realtà che si propone davanti, cominciano a spuntare una serie di realtà interessanti:

Le chiese bizantine, nascoste tra i palazzi, in particolare Agia Sofia

Le spiagge della Calcidichia a 90′ di auto dalla città, in particolare quella di Vourvourou di fronte al Monte Athos

Il lungomare di Nea Paralia, rinnovato, di Salonicco, con il tramonto più bello, dalla terrazza del Ciel, con vista sul porto e sullo sfondo il Monte Olimpo

Gli ombrelli del famoso scultore Giorgios Zoggolopoulos vicino alla simbolica Torre Bianca

Le mura bizantine sull’antica acropoli della città

L’aperitivo con l’Ouzo nelle taverne del mercato dietro Piazza Aristotele

Ma soprattutto una fantastica vita notturna, con locali stracolmi di ragazze dal fascino mediterraneo e i lineamenti balcanici

Marrakech Express – tramonti, shopping, cene, massaggi e gite alla francese

Anni fa feci un bellissimo viaggio con Avventure nel Mondo attraverso il Marocco: le città imperiali, l’Atlante, il Sahara, Casablanca…

…questa volta invece, Marrakech ed Essaouira, all’insegna del relax di Capodanno. Per il sole a tre ore di areo nel periodo invernale, la città più africana del Marocco rappresenta certamente la meta ideale. Di seguito alcuni consigli, per rendere il viaggio, veramente rilassante:

il tramonto più bello sulla piazza più famosa della città è, indiscutibilmente, da sempre, la terrazza al terzo piano del mitico Café de France (Place Jemaa el Fna)

il negozio più interessante, della nuova wave francofona ed hipster che sta nascendo ai margini nord della Medina, è sicuramente MAX & JAN (14 rue Amsefah, Sidi Abdelaziz)

la cena più squisita, in pieno centro ma lontano dal caos, con cucina marocchina rivistata in chiave transalpina, la si può trovare nel già gettonato Un Déjeuner à Marrakech (2-4, Angle rue Kennaria et Douar Graoua)

il massaggio più rilassante, in un ambiente elegante e raffinato, accogliente e delicato, lo trovi a Les bains d’Orient (214, Arset aouzal, Bab doukkala)

la gita più semplice, ma al tempo stesso più valida e meritevole del tempo dedicato (comunque 2h30′ di pullman) è ad Essaouira, sull’Atlantico, centro cittadino fortificato, patrimonio dell’UNESCO.

(s)Punti di Governo

Mancano pochi mesi alle elezioni e, l’idea che si rischi di perdere, contro Salvini, Di Maio, persino Berlusconi mi atterrisce.

Certo che noi del PD, come da tradizione, ci stiamo mettendo del nostro per cercare di disperdere quanto di buono fatto (il 40% di SI al Referendum, alcuni risultati degli ultimi tre Governi, il conforto di selezionati macro-indicatori economico-sociali, ecc.).

Per risalire la china, nel primo trimestre del nuovo anno, oltre che alla pochezza degli avversari (ma, ahimè, l’elettorato giudica sulla base di criteri a volte opinabili), bisognerà affidarsi ad alcuni principi:

  1. al nostro interno dobbiamo essere coesi come non lo siamo mai stati
  2. facciamo prevalere le idee e la chiarezza del programma, alle polemiche ed alle schermaglie elettorali

Proverò ad esplodere, seppur in estrema sintesi, il secondo punto, con qualche idea per la prossima Legislatura, lasciando da parte, per ora, giochi elettorali, posizionamenti di comodo, trattative e compromessi:

  • FEDERALISMO VERO: l’esito dei Referendum nell’Italia settentrionale, la vicenda catalana, ma anche la storia del nostro Paese da Cattaneo in poi ci spingono ad assumere una posizione vieppiù federale. Superiamo la Riforma del Titolo V e avviamo un cambiamento che decentralizzi veramente il potere in Italia, garantendo equità, buon governo e vicinanza al territorio, responsabilizzando i governi locali e avviando un circolo virtuoso di rinascita dei poli locali, all’interno di un quadro europeo d’insieme. Razionalizziamo il numero di Regioni (Triveneto, Nord-Ovest, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana incl. Viterbo e Perugia, Centro, Adriatica, Puglie incl. Molise e Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna), portandole tutte a statuto “speciale” come poteri (ed organizzando il PD di conseguenza, con 12 riferimenti macro-regionali).
  • SICUREZZA DI TUTTI: non possiamo permetterci che il tema della sicurezza, a cuore a tutti gli italiani, sia argomento esclusivo della destra, qualunquista e demagogica. Per renderlo però un punto elettorale e di governo, bisogna riuscire nel difficile compito, di mantenere le nostre posizioni garantiste, solidali e tolleranti, senza scadere nel lassismo e nell’impunità. Faccio due esempi concreti: il sovraffollamento delle carceri (problema di giustizia e di umanità) non si risolve con le amnistie e gli indulti ma con un progetto serio che si fonda su tre punti: i) domiciliari e braccialetto elettronico per reati amministrativi; ii) costruzione di nuovi istituti penitenziari; iii) utilizzo della forza lavoro carceraria (detenuti non in isolamento o 41bis ovviamente) per task force ambientali ecc. L’altro esempio sulla sicurezza è legato al reato d’immigrazione clandestina, sul quale dobbiamo assolutamente far leva e far modificare gli accordi europei, per farci finanziare una modalità più efficace della gestione dei flussi migratori, adoperandoci al contempo per evitare rischi di terrorismo, delinquenza, ecc.
  • EUROPA UNITA: la politica estera del nostro Paese deve essere fondata sull’appartenenza all’Unione Europea, non in posizione subalterna e vittima dei diktat nord-europei sul controllo dei conti (comunque legittimi) ma di leadership culturale, rinascita commerciale, mediazione geo-politica (mediterranea) e motore d’innovazione e stile. Far uscire l’Unione Europea dall’angolo della percezione amministrativa e burocratica, di austherity e di divisioni e far leva su quanto di buono (ormai dato per scontato) ha rappresentato negli ultimi trent’anni: il libero scambio, l’università all’estero, le sinergie commerciali o su quanto dovrebbe essere in grado di sfruttare meglio nel prossimo futuro: politica estera unica (seggio all’ONU), difesa comune (esercito UE membro NATO), fondi e investimenti che creiino una solidarietà economica virtuosa (no logiche assistenziali, ma uso intelligente del bilancio comunitario, ad esempio aiutando i paesi di frontiera nella gestione dei flussi migratori)
  • RIFORMA GIUSTIZIA: abbiamo sprecato oltre vent’anni, schiavi dell’opposizione a Berlusconi, perdendo di vista quello che era il vero cancro della nostra economia e della nostra aministrazione pubblica: la giustizia. Non ho ricette magiche e bisognerà affidarsi agli esperti (come in tutte le altre iniziative, ci tornerò in conclusione) ma quello che appare ovvio e ineludibile è la necessità di mettere mano alla giustizia, amministrativa in primis, e ridare a questo paese la certezza del diritto, soprattutto dei suoi tempi. Le riforme non possono accontentare tutti, devono pertanto far leva su alcuni principi chiari: dura lex sed lex e, come si dice in Toscana, “meglio un cattivo accomodo che una buona causa”: bisogna assolutamente velocizzare, semplificare e rendere chiaro e certo l’iter di un processo e causa, per dare agli operatori e ai cittadini tempi certi di risoluzione delle vertenze. Per ottenere tutto questo, va scardinato l’attuale livello dei gradi di giudizio, il sistema processuale, le prassi lavorative, il codice ecc. Servirà tempo e comptenza, ma è una questione di vitale importanza.
  • AMBIENTALISMO CONCRETO: per anni l’ambientalismo in Italia è stato “dire NO” a qualsiasi intervento infrastrutturale, opera a impatto ambientale, anche solo visivo, iniziativa di tipo turistico in luoghi naturali ecc. Svincoliamo cortesemente la protezione del nostro territorio e la salvaguardia dell’ambiente che ci circonda dall’immobilismo e rendiamolo invece il modo nuovo di fare le cose. Alcuni esempi: rendiamo le città più vivibili, con interventi concreti sulla mobilità e il verde. Non deve esistere un piano regolatore o un intervento di riqualificazione (da finanziare anche privatamente, vedi esempio Milano) che possa esimersi dai seguenti principi: il trasporto è su ferro (tram e metropolitane); le piste ciclabili, i parcheggi sotterranei e i percorsi pedonali restituiscano le strade alle persone, togliendole alle auto; per ogni recupero edilizio o nuova costruzione, va abbinato uno spazio verde (anche verticale, sfruttando i tetti o i cavalcavia nelle grandi città).

Numerosi altri problemi affliggono il nostro paese e il programma dei prossimi 5 anni ha l’obbligo morale di affrontarli. I titoli, che qui citerò solamente, e ai quali bisognerà dare risposte sempre in modo trasparente e concreto sono: il LAVORO (coniugando flessibilità e crescita); le PENSIONI (con il necessario accordo, se non addirittura “patto generazionale” che riequilibri da un lato la sperequazione tra i privilegi del passato e le incertezze del futuro e, dall’altro, accompagni in modo concreto le mutate esigenze/comportamenti degli italiani, con supporto alle nuove famiglie come priorità assoluta); le RIFORME (in primis quella Costituzionale, bloccata dall’infausto percorso referendario, ma che andrà riproposta in una forma più consona sia nel contenuto che nel processo creativo); la LOTTA all’EVASIONE (con rientro di capitali offshore, diminuzione delle tasse sui dipendenti, abolizione pressochè totale del contante ed emersione del lavoro nero); le GRANDI OPERE (oltre a quelle citate per l’ambientalismo concreto, soprattutto in città, bisogna finalizzare/avviare le grandi vie di comunicazione, come la TAV, il corridoio tirrenico, ecc. e portare l’alta velocità nelle zone del nostro paese oggi tagliate fuori).

In conclusione, dopo questi punti di buon senso oltre che di buon governo, vorrei invitarti ad una proposta e pratica di trasparenza e chiarezza che sarebbe auspicabile e, spero, apprezzata: oltre a far votare gli italiani su un programma ben definito (i punti sopra chiaramente rappresenterebbero solo un di cui, ma il programma non deve diventare “Il libro dei sogni” o, peggio, una lista infinita di iniziative che poi non riusciremmo a scaricare a terra), bisognerebbe riuscire a delineare un Governo ben prima della tornata elettorale: solo 12 Ministri, tutti ben identificati per competenze e non per appartenenza; mandati chiari e ben definiti, ricorso alla società civile, gender balance e ricambio generazionale. È un tema di programmazione e di comunicazione, è una promessa di efficacia e un gesto di onestà. Chi ci voterà lo farà per avere risposte concrete e noi dovremo essere pronti a darle.

Hasta siempre…

Da Nord Ovest, Viñales, a Sud Est, Santiago, per poi tornare a L’Avana, in un immaginario giro anti-orario, con l’orologio del tempo fermo sulle lancette della Storia e quello del nostro viaggio, troppo più rapido delle nostre due settimane.
Alla fine si torna stravolti, dai colori e dai suoni, dagli slogan di un socialismo caraibico un po’ stanco e un po’ mélo, dal sole e dai temporali, dai kilometri sulla carretera central, dalla sabbia bianca del Cayo e dal terreno rosso delle piantagioni di tabacco, dalla salsa e dalla bachata, dal mango e dalla papaya, dai volti afro e dai bicitaxi, dalle auto americane degli anni ’50 e dalle piazze coloniali spagnole.

Così percorri le strade che furono dei conquistadores e degli schiavi, degli eroi creoli dell’indipendenza e dei gangster italo americani, dei rivoluzionari barbudos…e dei vacanzieri europei. Comitive organizzate e avventurosi solitari, turisti da resort e viaggiatori da casas particulares, qualcuno alla ricerca del sole, qualcuno alla ricerca di se stesso. Molti, comunque, un po’ sorpresi e un po’ affascinati, magari qualcuno solo stupito o accaldato. Ma si continua a girare, in senso anti orario, scattando foto e comprando acqua, chiacchierando o cercando l’ombra, trovandola nel parco oppure perdendola sul Boulevard, ritrovando se stessi e la guida o perdendosi del tutto.

Prima di tornare nella magia dell’Avana:

c’è ancora tanto da sapere e da fare! E scopri che l’anno prossimo ci sono le elezioni a Cuba…

…sempre Fedeli ovviamente!

Fare di necessità virtù rispolverando l’idea geniale di ripararsi dal caldo in una Chiesa spagnola…

…oppure decidersi a rischiare l’insolazione su El Malecòn

Ma guarda, la Plaza Vieja a La Habana era un parcheggio ed ora è bellissima, con la Casa de la Cerveza e il Caffè dell’Escorial…

Fare un tuffo nelle acque calde e le immancabili foto da calendario con sabbia bianca e mare trasparente:

E che bello sarebbe amarsi per sempre,

come nelle canzoni del Buena Vista Social Club.

Voler guidare una vecchia Cadillac e sentirsi un po’ Hemingway…

…o, più semplicemente, farci vicino una foto ricordo:

E chissà poi se Camilo Cienfuegos morì davvero nell’incidente aereo del ’59 o devió alla volta di Miami, dove magari ha “sbocciato” a bordo piscina fino agli anni ’80?

Ma, ormai, nella piazza principale del paese, c’è il wi-fi, la vera rivoluzione di Raul Castro!